Cicatrici patologiche – Cicatrice cheloidea, ipertrofica e atrofica in Calabria
Scheda
Anestesia
locale/generale
Durata
60-180 minuti
DEGENZA
1 giorno
RITORNO AL SOCIALE
10 giorni
RITORNO AD ATTIVITA’ SPORTIVE
28 giorni
La cicatrizzazione dei tessuti e un fenomeno biologico molto variabile. In questa equazione abbiamo fondamentalmente tre fattori: la tecnica chirurgica / localizzazione della cicatrice / il “carattere” cicatriziale del paziente.
La multifattorialita’ di questo processo ci spiega perchè cicatrici della medesima forma e grandezza, create dallo stesso chirurgo in pazienti diversi o in zone anatomiche diverse dello stesso paziente hanno spesso dei comportamenti differenti.
Quando il processo di cicatrizzazione non segue i normali stadi si parla di “cicatrizzazione patologica”. Le cicatrici patologiche sono spesso più visibili e quindi causa di disagio al paziente.
Abbiamo essenzialmente tre categorie di cicatrici patologiche:
Molto simili a prima vista alle cicatrici ipertrofiche, hanno in realtà un comportamento molto diverso.
La loro tendenza naturale è quella di continuare a ingrandirsi, superando in genere i limiti della cicatrice iniziale.
Molto simili a prima vista alle cicatrici ipertrofiche, hanno in realtà un comportamento molto diverso.
La loro tendenza naturale è quella di continuare a ingrandirsi, superando in genere i limiti della cicatrice iniziale.
Molto simili a prima vista alle cicatrici ipertrofiche, hanno in realtà un comportamento molto diverso.
La loro tendenza naturale è quella di continuare a ingrandirsi, superando in genere i limiti della cicatrice iniziale.
Alcune aree cutanee sono maggiormente soggette a cicatrizzazione patologica. Per fare alcuni esempi, la regione sternale, quella deltoidea, i padiglioni auricolari. Questo aspetto è da tenere in considerazione in caso di asportazione di neoformazioni in queste regioni a fini estetici.
Quelle che vedete nelle tre immagini sono 3 diversi tipi di cicatrici, tutte create dallo stesso chirurgo (dott. Leonardo Ioppolo) con la stessa tecnica di sutura su pazienti diversi. Tutte le foto sono state scattate nello stesso periodo postoperatorio.
Questo ci fa capire che anche eseguendo la sutura nel migliore dei modi alcuni pazienti creeranno cicatrici eutrofiche altri pazienti cicatrici ipertrofiche o atrofiche.
E’ impossibile per il chirurgo assicurare che la cicatrizzazione sarà ottimale, quello che un chirurgo può assicurare è che la sutura venga eseguita nel migliore dei modi e con i migliri materiali disponibili ma la maturazione della cicatrice è totalmente dipendente dalla biologia del paziente.
Il trattamento delle cicatrici può essere sia di tipo medico che di tipo chirurgico.
La terapia medica rappresenta spesso il primo approccio a cicatrici a carattere Ipertrofico/cheloideo. L’infiltrazione di farmaci cortisonici può infatti arrestare e fare regredire la progressione di queste lesioni.
In caso invece di cicatrici atrofiche o cicatrici ipertrofico/cheloidee che non rispondono alla terapia medica la terapia chirurgica diviene essenziale.
Creare una nuova cicatrice asportando quella patologica ha naturalmente dei pro e dei contro.
A favore della nuova cicatrice giocano infatti l’utilizzo di tecniche più moderne e materiali di sutura meno “reattivi”.
Spesso si cerca di re-direzionare la cicatrice lungo vettori di guarigione favorevoli che prendono il nome di linee di massima elasticità cutanea.
Questo permette di avere una maggiore garanzia di guarigione fisiologica della cicatrice.
Come detto in fase iniziale la cicatrizzazione dipende comunque in grossa parte dalla biologia del paziente, quindi sopratutto in caso di cicatrici cheloidee l’asportazione chirurgica della cicatrice potrebbe portare a distanza alla formazione di una nuova cicatrice cheloidea.
Per ridurre questo rischio si possono usare contemporaneamente alla chirurgia terapia cortisonica locale e in alcuni casi un particolare tipo di radioterapia, la brachiterapia, che permette di ridurre al minimo il rischio di recidiva.
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