Ricostruzione Mammaria con Protesi dopo Mastectomia
Ricostruzione con protesi in un unico intervento (clicca sul suimbolo ⊕ per maggiori informazioni)
Le protesi in silicone servono a rimpiazzare il volume mammario perso in corso di mastectomia.
Le protesi (nella maggior parte dei casi) non possono però essere inserite direttamente nel sottocute (localizzazione anatomica della ghiandola mammaria) perchè sarebbero visibili ed esposte a pericoli.
Si crea quindi uno scudo muscolare sollevando il grande pettorale, la dimensione della tasca retromuscolare creata è variabile da paziente a paziente e difficilmente prevedibile preoperativamente.
In molte pazienti che non hanno un volume iniziale molto elevato (coppa C o inferiroe) che si sottopongono a una mastectomia Nipple Sparing (che permette di conservare l’intero involucro esterno della mammella) si riesce in molti casi a impiantare durante l’intervento di mastectomia una protesi in silicone, senza quindi necessità di interventi successivi.
Esempio di Mastectomia Nipple Sparing (MNS) bilaterale con ricostruzione immediata con protesi. La foto a destra è la paziente al controllo postoperatorio semestrale con un risultato estetico ottimale. Le cicatrici sono ancora visibili ma in via di miglioramento.
Mastectomia Skin Reducing (clicca sul suimbolo ⊕ per maggiori informazioni)
La ricostruzione diretta è però fattibile anche in mammelle molto grandi e con elevata ptosi utlizzando una tecnica che prende il nome di SKIN REDUCING. Anche in questi casi il risultato estetico è ottimale, le incisioni sono praticamente sovrapponibili a una mastoplastica riduttiva eseguita a scopi non oncologici.
Questa tecnica non è purtroppo utilizzabile in tutti i pazienti, spesso viene riservata a pazienti giovani con cute e tessuto sottocutaneo spessi, non fumatrici e che a fine intervento di mastectomia presentano una buona vascolarizzazione dei tessuti cutanei.
In caso contrario si deve optare per una tecnica classica di mastectomia totale per evitare zone di necrosi dei lembi di mastectomia con conseguente rallentamento del processo di guarigione.
Destra: immagine preoperatoria: areola di grandi dimensioni, ptosi elevata, indentatura del pilastro ascellare anteriore
Sinistra: postoperatorio a 8 mesi post radioterapia: risultato estetico ottimale, mammelle naturali, ptosi grado 1, areole reinnestate attecchite perfettamente, correzione indentatura pilastro ascellare anteriore.
Ricostruzione immediata con espansore
In alcune pazienti al termine della mastectomia non sono presenti le condizioni ideali per l’impianto di una protesi definitiva, questo ci impone un passaggio intermedio “preparatore” che consiste nell’impianto di un espansore.
I motivi di controindicazione all’impianto di una protesi sono molteplici ma quelli più frequenti sono due:
PROBLEMI DELLA TASCA PROTESICA
La copertura muscolare ci permette infatti di assicurare una maggiore protezione e una minore visibilità della protesi.
In alcuni pazienti il muscolo è poco elastico o con una lunghezza insufficiente a accogliere una protesi definitiva.
In questi casi l’impianto dell’espasore permette di allargare la tasca sottomuscolare e quindi prepararla per il successivo impianto protesico.
PROBLEMI DI RIVESTIMENTO
Un buon rivestimento esterno è essenziale alla riuscita del processo ricostruttivo.
Esistono delle condizioni in cui il rivestimento non è però sufficiente alla ricostuzione, basati su problemi di:
– Sicurezza oncologica
– Sicurezza di vascolarizzazione
SICUREZZA ONCOLOGICA
Esistono dei tumori in cui il rivestimento esterno viene ridotto per massimizzare la percentuale di guarigione del tumore, condizioni frequenti sono tumori con retrazioni cutanee importanti e tumori molto vicini al complesso areola capezzolo che indicano l’esecuzione di una mastectomia totale.
SICUREZZA VASCOLARE
In pazienti con cute sottile, pazienti anziani, fumatori, diabetici al termine della mastectomia la cute è visibilmente devascolarizzata. Questo comporta la necessità di asportazione della stessa e una conseguente insufficienza del rivestimento diponibile per la protesi.
Altra condizioni è la devascolarizzazione del complesso AREOLA CAPEZZOLO dopo mastectmia, legato a una insufficiente irrorazione dei tessuti dopo l’asportazione dei vasi profondi con la ghiandola mammaria.
In questi casi l’utilizzo di un espansore mammario ci permette di risolvere il problema ricreando una quantità di cute sufficiente a rivestire l’impianto protesico definitivo.
COS'E' L'ESPANSORE?
Un espansore è una protesi in silicone (quindi dello stesso materiale delle protesi “definitive”) con una particolarità, è una protesi a volume variabile. Ha infatti al suo interno una valvola che ci permette di variare il volume della protesi dall’esterno.
Come spiego sempre l’espasnore non è un fallimento tantomeno un percorso stressante.
Il processo di espansione si effettua nei primi mesi post intervento con in genere una espansione mensile, sono in genere necessarie dalle 2 alle 4 espansioni in totale.
Le espansioni non sono dolorose e vengono fatte in ambulatorio senza necessità di anestesia.
L’intervento di sostituzione dell’espansore è in genere eseguito in regime di Day surgery (quindi ricovero e dimissione in 1 giorno).
Seconda foto: posotperatorio a 1 mese dall’interevnto di sostizuione dell’epansore destro con protesi anatomica e sostituzione protesi sinistra con cambio di piano protesico (da sotto ghiandolare a sottomuscolare). Risultato estetico ottimale, seno più naturale di quello di partenza e senza rippling a carico della protesi di sinistra.
Nei casi di maggiore perdita cutanea spesso si procede a un iper-espansione temporanea dell’impianto che ci permette di avere un surplus di tessuti utilizzabili in fase di sostituzione dell’espansore per dare alla protesi un aspetto più naturale.
Quindi la mammella avrà per un periodo di tempo limitato (4-6 mesi) un volume maggiore alla controlaterale e una forma diversa.
Come si nota dal video successivo (video sfondo rosa) la mammella assumerà un aspetto normale e naturale con l’intervento successivo di sostituzione dell’espansore con la protesi.





La valvola dell'espansore è visibile?
Di cosa è fatto l'espansore e di cosa è fatta la protesi definitiva?
La differenza principale è che le protesi hanno al loro interno una quantità non modificabile di gel di silicone mentre l’espansore ha una cavità che viene riempita progressivamente con della soluzione fisiologica, permettendo quindi di modificarne il volume.
Le protesi scadono?
Se non si presentano problemi di rottura possono permanere all’interno dell’organismo senza creare problemi.
E' possibile viaggiare in aereo dopo l'impianto di una protesi?
L’esplosione di protesi in aereo non ha un razionale, la notizia è falsa e creata solo per vendere giornali.
Quali sono i problemi più frequenti legati alle protesi
– Rottura
– Contrattura capsulare
– Infezione
Rottura protesica
La rottura avviene in media dopo 10-15 anni dall’impianto spesso per usura dell’involucro protesico.
Non rappresenta un urgenza e richiede la sostituzione delle protesi che avviene in regime di Day Surgery.
Contrattura Capsulare
Prima di rispondere definiamo cosa è la capsula…
La capsula (periprotesica) è’ una cicatrice che si crea intorno a tutte le protesi e che isola la protesi dal resto dell’organismo.
In alcune pazienti, in genere pazienti radiotrattate o con cute molto sottile, questa cicatrice si retrae spostando l’impianto protesico verso l’alto e modificando la forma.
Nelle contratture più importanti le pazienti hanno un fastidio o dolore a carico della mammella interessata.
In caso di contratture abbiamo diverse opzioni, dalla semplice sostituzione protesica fino al passaggio ai metodi di ricostruzione autologa (vedi passaggio successivo).
Infezione:
Come tutti gli impiantiprotesici (anche quelli usati per le articolazioni o quelli intracardiaci) si ha un rischio di infezione legato all’impossibilità del nostro sistema immunitario di difendere la protesi.
Nel caso ci siano i segni di infezione (mammella ingrossata e arrossata, febbre) si pone indicazione alla temporanea rimozione della protesi.